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Quando togliamo qualcosa alla Terra, dobbiamo anche resituirle qualcosa.
Noi e la Terra dovremmo essere compagni con uguali diritti.
Quello che noi rendiamo alla Terra può essere una cosa così semplice e allo
stesso tempo così difficile, come il rispetto.
(Indiano Navajo)
"Per te, figlio mio, ho fatto questa culla;
possa tu vivere fino a tarda età!
Ho preso i raggi del sole per fare il fondo della culla,
ho preso le nuvole nere per fare la parte superiore,
ho staccato l'arcobaleno per fare il tettuccio,
ho afferrato i lampi per fare le fibbie,
ho preso il tuono perché tu vi poggi i piedi,
ho preso l'aurora perché tu vi dorma."
Quando Lorenzo Vescia percose le terre del Sud Ovest Americano avviò la sua raccolta durante alcune trasferte di specializzazione professionale, come chirurgo, negli Stati Uniti di America. Le trasferte rapidamente si trasformarono in lunghi e intensi soggiorni mossi ed ispirati da un istintivo anelito verso terre sconfinate abitate da un indomito senso di libertà. L'amore per queste terre dagli orizzonti senza fine e dai canyon rossi portò rapidamente Vescia a scoprire l'identità della cultura indiana del luogo, all'epoca dei primi viaggi suoi già irrimediabilmente compromessa.
La collezione di reperti, oggi a disposizione del pubblico ebbe luogo dal contatto diretto e dalle relazioni di amicizia che Vescia intrattenne con alcuni nativi. Da questi viaggi si originò una collezione arricchita con gli anni, la passione, la pazienza ed i viaggi.
Molti reperti sono stati restaurati dalle stesse mani di Lorenzo e tanti altri anche dalla collaborazione che da decade esiste nel territorio tra cittadini-volontari cavonesi e il museo, mantenendo così in vita un'opportunità unica in Italia per immergersi in prima persona nella realtà del Western Americano.